sabato 26 maggio 2012

La cenere del legno, un altro fertilizzante naturale


Tra i vari concimi naturali che ognuno di noi può usare per nutrire al meglio le piante del proprio orto, possiamo trovare anche la cenere del legno bruciato. Per i meno esperti questa può essere una novità ma chi coltiva da più tempo conosce benissimo i vantaggi dell’uso di questo concime e sa anche che non è certo una scoperta recente, tutt’altro, addirittura è forse il primo esempio di fertilizzazione minerale in agricoltura.

La cenere di legno non è un fertilizzante completo, da sola non basta, ma la sua ricchezza di fosforo e potassio offre un’ottima fonte di nutrizione. Ciò che non rende questo concime autosufficiente è principalmente l’assenza di un macroelemento come l'azoto che durante la fase di combustione viene interamente consumato insieme a una buona parte della sostanza organica. Nonostante ciò quello che rimane può aiutare e non poco nella concimazione. Infatti, oltre a fosforo e potassio che sono gli elementi principali, si possono trovare nella cenere anche concentrazioni di microelementi come calcio, rame, zinco, fluoro e manganese. Ovviamente la quantità e la concentrazione di questi elementi varia dal tipo di legno e da come viene bruciato ma in ogni caso ce ne sarà sempre abbastanza da renderla rapidamente disponibile ai vegetali.

COME UTILIZZARE LA CENERE DI LEGNO
Se vuoi usare la cenere di legno bruciato nel tuo orto puoi aggiungerla al terreno in fase di lavorazione, o direttamente nei solchi di semina o nelle buche della messa a dimora delle piante (non più di una manciata) o ancora ai loro piedi. L’ideale però, se stai creando il compost da solo, è aggiungerla nella tua compostiera (o nel cumulo) insieme alla materia organica in fermentazione per ottenere, alla fine del processo, un fertilizzante più equilibrato e completo.

La cenere di legno è sicuramente indicata per gli ortaggi come integratore di fosforo e potassio ma non devi eccedere con la sua somministrazione perché, essendo a pH basico, puoi alterare l’equilibrio del suolo di coltivazione; al contrario, se il tuo terreno risulta troppo acido, puoi , la cenere di legno per riequilibrare il pH ottimale.
Se utilizzata al meglio quindi la cenere del legno può darti tutti questi vantaggi ma fai attenzione: il legno di partenza non deve essere trattato con vernici o altri tipi di lavorazione, stai nutrendo le tue piante e la vernice è per loro un veleno.
Se usato con questi pochi accorgimenti la cenere del legno è una preziosa risorsa e un’ottimo fertilizzante da sfruttare, per giunta ottenuto dal materiale ritenuto di scarto per eccellenza e per questo a costo zero.

fonte: http://beta.growtheplanet.com/index.php/it/impara/articolo/39/la-cenere-del-legno-un-altro-fertilizzante-naturale

giovedì 24 maggio 2012

La lavanda



La lavanda porta sui nostri balconi e terrazzi e giardini il suo inconfondibile aroma; chi poi è stato in Provenza, difficilmente potrà dimenticare i magnifici paesaggi dominati dalle stupende distese violacee dei  fiori di lavanda.

 La Lavanda viene coltivata in Europa sin dal 1500 per le sue proprietà medicinali. L'essenza ha proprietà terapeutiche: viene utilizzata come lozione per frizioni e come stimolatore aromatico e carminativo. Anche le infiorescenze essiccate contengono sostanze dotate di proprietà calmanti e deodoranti e vengono impiegate per la preparazione di sali da bagno, infusi, oltre che per profumare armadi e credenze. Il nome stesso della lavanda richiama alla mente un'idea di pulizia. Lavandula angustifolia è un arbusto sempreverde di bassa taglia, con fogliame verde argenteo. I fiori sono riuniti in spighe terminali e sono nella specie tipica di color violetto. Le varietà esistenti sono numerose; tra le principali ricordiamo "Hidcote Blue" (viola scuro, altezza 40 cm), "Hidcote Giant" (viola, 60-80 cm), "Dwarf Blue" (blu scuro, 30 cm), "Grappenhall" (azzurro, 60-90 cm), "Munstead" (azzurro, 40 cm), "Rosea" (rosa chiaro, 40 cm) e "Nana Alba" (bianco, 20 cm).

Fioritura: giugno-luglio, sovente sino a settembre.

Famiglia: Labiatae.

Origine: bacino mediterraneo occidentale e Grecia.

Esposizione: sole.

Substrato: terra da giardino argillo-umica, calcarea.

Cure colturali: annaffiare con moderazione e non concimare.

Cure particolari: dopo la fioritura è possibile eseguire potature di ringiovanimento.

Cure invernali: la protezione invernale può essere necessaria soltanto dove il clima è molto freddo.
Se non si verificano gelare, è possibile annaffiare moderatamente. In febbraio vanno tolte le eventuali protezioni ed è consigliabile potare 1/3 i getti.

Parassiti e malattie: rari, grazie all'azione "protettiva" dei principi aromatici che sono contenuti nella pianta.

Moltiplicazione: la specie tipica per seme (in piena terra la disseminazione è spontanea), le varietà per talea, prelevata in estate e fatta radicare in un miscuglio di terra e sabbia.

La lavanda tiene lontani gli afidi (ad esempio piantare lavanda sotto le rose, è un rimedio efficace contro gli afidi)


I lavori nell'orto a GIUGNO



  • Con la luna nuova: Niente

  • Con la luna crescente: raccogliete le piante aromatiche da essiccare;

  • Con la luna piena: seminare a dimora lattuga e radicchio estivi, cicoria e scarola invernali.

  • Con luna calante: cimate pomodori, cetrioli e melanzane; si può cominciare a mietere orzo e grano.

  • Seminare direttamente in piena terra, senza passare per il vivaio:
  • Biete, Cardi, Carote, Cetrioli, Cicorie e Radicchi, Indivie, Fagioli, Lattughe, Meloni, Prezzemolo, Rucola, Scarole, Zucchini

  • Trapiantare Melanzane, Peperoni, Sedani

lunedì 14 maggio 2012

COMPOST QUESTO SCONOSCIUTO: COME FUNZIONA?


Se si possiede un giardino il metodo più conveniente per smaltire i rifiuti naturali è fare in modo che questi diventino parte fondamentale nel mantenimento dello stesso giardino. Si può infatti creare del terriccio altamente concimante attraverso rifiuti prodotti in casa (e ovviamente in giardino) quotidianamente, usando il metodo del compostaggio.
Riciclo e compost: una buona abitudine.
Tutti i resti di frutta e verdure, resti di cibi, filtri da tè e caffè, erbacce, erba secca, fogliame, resti di lana, capelli o penne di uccello, oltre che, sebbene in piccole quantità, carta e cartone non stampati, escrementi di piccoli animali, cenere di legna, sono assolutamente perfetti per aiutare i vostri orti e giardini a crescere sani e forti.
Esistono due tipi fondamentali di compostaggio: se possedete grandi quantità di materiale organico di scarto (almeno un metro cubo) vi consigliamo il compostaggio a caldo. Con questo metodo al centro del cumulo si raggiungono temperature fino ai 60°.
Come organizzare il compostaggio.
Per questo tipo di smaltimento, è necessario che si posizioni il cumulo in una zona ricca di ombra, possibilmente su un terreno ricoperto di rami di piante caducifoglie, di modo che non si secchi ma allo stesso tempo non si raffreddi. É inoltre importante che l’aerazione del compost sia molto alta di modo che batteri e microorganismi si mescolino tra i rifiuti e si possa evitare la presenza di batteri anaerobici, responsabili di cattivi odori e composti tossici. Per migliorare l’aerazione si consiglia di creare un primo ed un ultimo strato di compost fatto di rami e foglie tritati grossolanamente. Inoltre, è bene, durante i primi due mesi, smuovere il compost con un forcone il composto almeno 2 o 3 volte.
Un secondo metodo, meno impegnativo, è quello del compostaggio a freddo. Quest’ultimo può essere realizzato in balcone o in cantina, utilizzando minori quantità di rifiuti. É importante,
comunque, seguire le stesse regole sull’aerazione del compostaggio a caldo.

TERRENO E TERRICCIO cosa è meglio?


La scelta del terreno, sul quale ospitare una pianta o del terriccio, da inserire nei vasi per la coltivazione di un fiore, rappresentano elementi di fondamentale importanza poiché ogni pianta presenta esigenze diverse.

Alcune si sviluppano in terreni organici fertili, altre preferiscono terreni calcarei, altre ancora vivono bene soltanto in terra neutra o acida (ossia priva di calcio) proveniente dalla decomposizione di materie organiche (terra di brughiera, terra d’erica, terriccio di foglie, sfagno di bosco), tutte hanno bisogno di un terreno che non indurisca troppo compattandosi.
Gli elementi nutritivi presenti nel terreno, reso fertile dalla naturale decomposizione di sostanze organiche nonché dalle sostanze presenti nell’aria e nell’acqua, servono alle piante per il loro sviluppo e accrescimento; tali elementi sono il carbonio, l’ossigeno e l’idrogeno che sono prelevati dalle piante dall’anidride carbonica dell’aria e dell’acqua.

Oltre ai tre citati, vi sono altri cinque microelementi (rame, zinco, boro, manganese e molibdeno), così chiamati perché servono alle piante in piccolissime dosi ma che sono essenziali allo sviluppo e sono presenti nel terreno in quantità sufficiente; quattro macroelementi secondari (calcio, magnesio, zolfo e ferro) utilizzati dalle piante in quantità relativamente più elevate dei microelementi e tre macroelementi principali (azoto, fosforo e potassio) che sono assorbiti dalle piante in grande quantità.

La presenza di questi ultimi nel terreno, o ancora di più in un vaso di limitate dimensioni, non sempre è sufficiente a soddisfare i bisogni della pianta, per questo è necessario ricorrere all’arricchimento del terreno mediante l’introduzione degli stessi con la concimazione.

Il terriccio è lo strato superficiale del terreno di campi, boschi, prati ed è composto di terra e avanzi di organismi, di solito vegetali come radici, foglie, segatura, fiori, disfacimento legnoso, …che presentano tutti i gradi di decomposizione fino a quello di humus.

Esistono diversi tipi di terriccio secondo la provenienza: il terriccio agricolo è composto di terra e avanzi dei raccolti agrari quali radici e foglie; il terriccio forestale che ricopre il terreno dei boschi e la cui composizione è molto simile a quella del terriccio agricolo ma si distingue in terriccio di copertura costituito in prevalenza da materiale fogliaceo e terriccio di strati profondi, nel quale abbondano le radici morte; il terriccio di castagno che si forma per disfacimento del legno nelle vecchie ceppaie di questa pianta; è di colore marrone ed è ottimo per le coltivazioni in vaso; il terriccio di brughiera, un terriccio molto soffice, usato in floricoltura, di composizione variabile secondo le regioni; è costituito per un quarto di sabbia silicea, per il resto da materie organiche più o meno decomposte, ed è privo di argilla. E’ ottimo quello che proviene dai boschi di eriche e di corbezzoli del litorale a sud di Roma.

Il terriccio non va confuso con il terricciato che, invece, è un composto di terra e concime misto di letame, raccolto in un’azienda agricola o di altre sostanze concimanti inorganiche.

Il terricciato si usa per la concimazione di piccoli orti, semenzai, letti caldi e anche come copertura di ingrassamento dei prati.

Tra i prodotti oggi disponibili per la preparazione dei terricciati alcuni sono di origine naturale, altri, invece, sono derivati da prodotti di sintesi.

lunedì 7 maggio 2012

Come conservare le officinali


Essicazione



Naturalmente potete adoperare fresche tutte le piante officinali; anzi, in questo caso la loro efficacia è massima. Se però si vuol godere più a lungo del proprio tesoro di erbe, non resta che essiccarle: questo è uno dei più antichi, semplici e sicuri metodi di conservazione. Se però viene fatto senza cognizione di causa, c'è il rischio di distruggere completamente le sostanze attive delle pian­te medicinali.
Le piante officinali non vanno lavate prima di essere essiccate. Si fa eccezione per le radici: sciacquatele brevemente in acqua fredda per liberarle dei residui di terra. Non è consigliabile spazzolarle perchè si possono portar via delle cellule e provocarcosì la fuo­riuscita delle sostanzeattive.
Dopo la raccolta non perdete tempo; quanto più procederete rapidamente e tante meno sostanze attive andranno perduteFoglie e fiori vanno distribuiti in uno strato sottile: su di una griglia, sul fondo di una cassetta da frutta o in uno speciale essiccatoio. Potete anche mettere sotto della carta bianca pulita. È importante che l'aria possa arrivare alle piante anche da sotto. Le foglie vanno toccate il meno possibile e mai compresse, altrimenti si macchiano malamente di nero. Nel caso abbiate raccolto diverse specie: non le mescolate mai; una volta secche è ben difficile distinguerle! Getti o piante interi vanno legati, le radici grosse vanno tagliate nel senso della lunghezza e infilate o poste orizzontalmente.
Portate ora le vostre erbe in un posto aerato e ombreggiato. Solo pochissime piante sopportano durante l'essiccazione la luce diretta del sole. Soprattutto le piante molto odorose non devono essere esposte al sole altrimenti gli importanti oli essenziali evaporano rapidamente.Ideale per l'essiccazione delle piante è un portico o una soffitta ben aerata. Le piante sono pronte per essere conservate quando sono fragili e se piegate si spezzano come vetro. Attenzione: le piante si possono ancheseccare eccessivamente e allora si riducono in polvere appena a sfiorarle e non hanno più alcuna efficacia. Le erbe seccate troppo poco possono a loro volta andare a male più tardi. Bisogna sviluppare un po' di tatto.
Per orientarsi grosso modo: d'estate fiori e foglie necessitano per seccarsi dai tre agli otto giorni, in primavera e autunno il processo puòprolungarsi notevolmente. Se le erbe sono state poste molto ravvicinate è bene girarle di tanto in tanto cautamente.
Lasciate alle aziende specializzate l' essiccazione delle piante con il calore artificiale. Solo con le radici non può succedere granché; in questo caso è permesso finire di essiccare nel forno le radici spaccate a metà. La temperatura non deve superare i 45° Celsius. Non fidatevi del termostato ma misurate anche con un termometro da forno.
Se avrete fatto tutto per bene, le piante secche saranno rimaste verdi; neanche i fiori dovranno aver perduto completamente il loro colore; è meglio gettare via le piante che sono diventate marroni... ma non perdetevi d'animo, la prossima volta andrà sicuramente meglio !


La conservazione delle erbe officinali



Perché le piante essiccate mantengano ilpiù a lungo possibile la loro efficacia devono essere conservate con cura, il che nella maggior parte dei casi significa: all'asciutto e al fresco, protette dalla luce e dall'aria. Impiegate a questo scopo vasi di porcellanao di vetro scuro con tappi molati che chiudono molto bene. Questi vasi non sono proprio economici ma i contenitori di plastica non rappresentano un'alternativa! Anche le scatole di latta sono utilizzabili solo fino a un certo punto perché alcune sostanze vegetali sono sensibili al metallo. Per tempi piuttosto brevi potete conservare le vostre piante anche in cartoni o buste di carta. Prima però le erbe vanno frantumate grossolanamente e le radici tagliate a pezzetti. Le piante molto profumate con un alto contenuto di oli essenziali si conservano al meglio intere perché così gli oli vanno persi meno facilmente. Neanche i delicati fiori vanno spezzettati.
Ricordatevi di indicare sui contenitori le piante contenute, in seguito è ben difficile riconoscere dai frammenti di un verde opaco di quale pianta si tratti. Una cosa che si dimentica spesso: annotate sempre sull'etichetta la data di confezionamento! Le piante perdono a poco a poco la loro efficaci e al più tardi dopo un anno devono esseresostituite. E allora si vedrà se la vostra foga di raccoglitori è stata superiore al vostro reale fabbisogno!
Una volta riposta la vostra scorta di erbe le cure non sono ancora finite. Circa una volta al mese dovreste controllare che le vostre provviste non inizino ad andare a male o siano state assalite da insetti... Nonostante la massima cura non si può escludere del tutto questa possibilità. Tenete d'occhio soprattutto i fiori. Se dovessero iniziare a diventare marroni o a cambiare odore. . . buttateli subito! Ciò vale per esempio per i fiori del verbasco che sono efficaci solo fintantochè conservano il loro colore giallo brillante.
Forse qualcuno si chiederà a questo punto se la raccolta e l'essiccazione delle piante officinali non siano troppo faticose.. . tanto più che l'erboristeria o la farmacia specializzata offre prodotti di altissima qualità.

domenica 6 maggio 2012

Altri metodi di preparazione


Impacchi e fasciature


Le erbe che non irritano la pelle possono essere applicate direttamente sul punto da trattare. Le erbe fresche vengono sminuzzate e riscaldate, su quelle secche si versa un po' di acqua calda. Mettete sull'impacco un panno e lasciatelo agire brevemente... al massimo mezz'ora. Poi va sostituito. Per risparmiare la pelle, le erbe dall'effetto più forte si mettono in un sacchetto di lino o di garza che potete cucire facilmente da soli nelle misure desiderate. Ponete brevemente il sacchetto con le erbe in acqua bollente e lasciatelo raffreddare a circa 50° Celsius prima di applicare l'impacco. Per gli impacchi umidi, pezzetti di garza o pezzi di ovatta vengono imbevuti in una delle preparazioni sopra descritte: in infusi, estratti o tinture a seconda della potenza dell'effetto desiderato. Per gli infusi per uso esterno impiegate la metà in più di erbe rispetto agli infusi da bere. L'impacco imbevuto viene tenuto a posto da una leggera fasciatura di garza. Gli impacchi si lasciano agire da pochi minuti fino a un massimo di due ore, poi vanno sostituiti. Le fasciature umide, che si applicano come gli impacchi, vanno tolte solo quando si sono asciugate. . . il che non richiede mai più di dodici ore. Inoltre va chiarito un vecchio errore che purtroppo non è stato ancora interamente eliminato: non coprite mai gli impacchi con pellicole di plastica! Attraverso impacchi e fasciature l'aria deve poter penetrare fino alla pelle.

Vino medicamentoso


Si versa il vino sull'erba in un recipiente di vetro; si lascia macerare e si agita opportunamente; quindi si filtra il liquido.

Sciroppo


Preparazione liquida ma densa, a base di zucchero o miele (200 g per 200 cl di acqua calda), in soluzione concentrata di sostanze erbacee medicamentose, riscaldando a fuoco diretto e mescolando fino a completo scioglimento dello zucchero. Per il buon risultato occorre ottenere un liquido limpido, evitando l'ebollizione. Filtrare attraverso una tela pulitissima .

Tintura ed estratti


Per lo più le erbe fresche servono come base per questi efficacissimi estratti che se preparati "in casa" devono essere limitati all'uso esterno. È meglio comprare estratti e tinture in erboristeria o farmacie specializzate perché le percentuali della miscela sono garantite. Se però volete produrli da soli farete bene, per sicurezza, a non impiegarli per uso interno. Si fa così: riempite un barattolo con coperchio a vite di erbe fresche e copritele con alcool al 70%. Il barattolo chiuso va messo per due settimane in un posto caldo (per una perfetta estrazione dei principi attivi il tempo di macerazione varia a seconda della pianta). Ma non esponetelo al sole! Il barattolo deve essere agitato almeno una volta al giorno. Trascorso il tempo di macerazione, occorre scolare spremendo la pianta e filtrare attraverso l'apposita carta. L 'estratto pronto va filtrato e riposto in bottiglie di vetro scuro con tappo a smeriglio a contagocce. Conservare ben chiuso!

Polvere
Si ricava dalle piante essiccate all'ombra e finemente pestate e setacciate. Le piante medicinali ben essiccate si possono macinare in un macinino; ma la polvere viene più fina se pestate le erbe in un mortaio. La polvere di piante contiene le sostanze attive in forma molto concentrata. L 'utilizzo della polvere offre alcuni vantaggi: il dosaggio e la somministrazione risultano più facili; si può assumere per via orale, in tavolette/compresse, sciolta in un liquido o amalgamata a miele o marmellata; il preparato è utile inoltre nella terapia locale delle infezioni dermatologiche, impiegato come polvere aspersoria, assorbente e protettiva. La dose media della polvere per uso interno varia da 0,5 a1 grammo, da somministrare 2-3 volte al giorno, prima o dopo i pasti, secondo i casi. Una punta di coltello di polvere agitata in un po' di latte o acqua può spesso sostituire una tazza di infuso.

Pomata o unguento


Preparato semiliquido per uso esterno, costituito da sostanze erbacee miste a grassi.

Avvertenza: tutte le notizie suindicate sono di uso prettamente "fai da te". Visto la compessità della fitoterapia e la continua ricerca scientifica, oggi sempre più attuale, e sopratutto perché tutto questo richiede una conoscenza approfondita delle erbe medicamentose, dei tempi balsamici di raccolta, dela conservazione e della trasformazione, consigliamo a chi vuole fare uso della fitoterapia di consultare sempre un professionista del settore quale il medico fitoterapeuta, l'erborista o il farmacista. Loro sapranno consigliarvi i preparati più idonei.

Piccolo calendario per la raccolta delle piante nel loro periodo balsamico



GENNAIOBergamotto.
FEBBRAIOAbete bianco, Abete rosso, Carrubo, Cipollaccio col fiocco, Cipresso, Favagello, Lichene islandico.
MARZOAsparago, Barba di becco, Borsa di pastore, Bosso, Cappero, Cariofillata, Enula campana, Epilobio, Erica carnicina, Faggio, Farfara, Farfaraccio, Felce florida, Fumaria, Genziana, Lichene pulmonario, Margheriti­na, Nocciolo, Olivo, Olmo, Ononide, Pesco, Pino silvestre, Pioppo, Prugno, Quercia, Salice rosso, Sanguinello, Serenella, Viola mammola.
APRILEAcero, Agrifoglio, Ailanto, Alliaria, Betonica, Betulla, Biancospino, Billeri, Calamo aromatico, Calendula, Carciofo, Castagno, Castagno d'India, Centocchio, Crescione, Efedra, Favagello, Fico d'India, Fitolacca, Fragola, Frangola, Frassino, Gramigna rosSa, Imperatoria, Lapazio, Larice, Ligustro, Lentisco, Manna, Mentastro, Noce, Ontano, Ortica, Primavera, Prugno spinoso, Rovo, Salice bianco, Tamerici, Tarassaco, Tiglio semplice, Valeriana, Viola del pensiero.
MAGGIOAcetosa, Acetosella, Aglio orsino, Altea, Arancio amaro, Asperula, Bagolaro, Bocca di Lupo, Bugula, Ca­momilla, Camomilla romana, Chelidonia, Ciliegio, Cineraria, Cinoglosso, Cinquefoglio, Edera terrestre, Erba roberta, Erba ruggine, Farfaraccio, Fico, Finocchio marino, Fiordaliso, Galega, Malvone, Mestolaccia, Mo­rine, Podagraria, Prezzemolo, Pulmonaria, Quercia marina, Rosa canina, Rosa rossa, Rosolaccio, Sambuco, Sanicula, Sedano montano, Senecione, Serenella, Trifoglio fibrino.
GIUGNOAgrimonia, Amarena, Amorino, Avena, Balsamina, Bocca di leone, Borragine, Camedrio, Camepizio, Capri­foglio, Cardiaca, Cardo benedetto, Centinodio, Cicutaria, Cimbalaria, Coclearia, Consolida maggiore, Cre­spino, Cuscuta, Dragoncello, Ebbio, Echio, Erisimo, Eucalipto, Eupatorio, Fico d'India, Fragola, Giglio bianco, Ginestrino, Lampone, Ligustro, Malva comune, Malva silvestre, Margherita, Millefoglio, Mirtillo, Mirto, Nepetella, Ortica bianca, Parietaria, Pervinca, Pesco, Pilosella, Pulegio, Risetto, Rosmarino, Ruta, Salcerella, Salvia, Serpillo, Timo, Verbasco, Veronica, Vulneraria.
LUGLIOAchillea moscata, Alchemilla, Alloro, Altea, Anagallide, Arancio dolce, Argentina, Amica, Artemisia, Assenzio, Ballota, Bardana, Basilico, Betonica, Bistorta, Canapa selvatica, Capelvenere, Carciofo, Cardo mariano, Carota, Cataria, Centaurea minore, Cetriolo, Cicoria, Coda cavallina, Corbezzolo, Comiolo, Cotogno, Cumino dei prati, Dittamo, Edera, Elicriso, Eliotropio, Erba vescica, Erigero, Eufrasia, Farfara, Fieno greco, Frassino, Genepi, Genzianella, Granoturco, Iperico, Issopo, Lappola, Lavanda, Lingua di cane, Marrubio, Meliloto, Melissa, Menta acquatica, Menta piperita, Mentastro, Mentone, Mugo, Origano, Pastinaca, Piede di gatto, Pimpinella, Poligala, Porcellana, Prunella, Rapunzia, Ribes nero, Ribes rosso, Salvia sclarea, Santolina, Semprevivo, Senape bianca, Tiglio semplice, Tiglio doppio, Verbena.
AGOSTOAglio, Alchechengi, Anice verde, Brugo, Caglio, Carrubo, Cipolla, Coriandolo, Epilobio, Erniaria, Fagiolo, Finocchio, Finocchio marino, Fitolacca, Giaggiolo, Girasole, Iride germanica, Lampone, Licopodio, Linaiola, Lino, Luppolo, Maggiorana, Melanzana, Mirtillo, Nocciolo, Noce, Olivella, Olmaria, Peperoncino, Piantaggine, Polipodio, Prezzemolo, Prugno, Psillio, Romice, Rosolida, Santoreggia, Sedano, Serenella, Spincervino, Tormentilla, Uva ursina, Verga d'oro, Vite, Vulvaria.
SETTEMBREAneto, Angelica, Angelica selvatica, Amica, Barba di becco, Bistorta, Calamo aromatico, Calcatreppolo, Calendula, Canna, Canna di palude, Cappero, Cardo dei lanaioli, Cariofillata, Castagno d'India, Cedrina, Cicoria, Cinquefoglio, Cren, Dittamo, Giglio bianco, Ginepro rosso, Nigella, Ononide, Ortica, Peucedano, Pungitopo, Quercia, Rosa canina, Rovo, Salcerella, Sanicula, Sorbo rosso, Tamerici, Tarassaco, Valeriana, Zucca.
OTTOBREAcetosa, Ailanto, Altea, Asfodelo, Asparago, Bardana, Borsa di pastore, Carlina, Carota, Consolida maggiore, Corniolo, Cotogno, CrespInO, Ebbio, Enula campana, Erba ruggIne, Eupatorio, Felce maschio, Genziana, Ginepro, Giuggiolo, Imperatoria, Lapazio, Limone, Lingua di cane, Liquirizia, Malva silvestre, Ninfea, Pioppo, Podagraria, Primavera, Prugno spinoso, Rabarbaro alpino, Rapunzia, Sedano montano, Sigillo di Salomone, Sorbo, Tamaro, Valeriana rossa, Vulneraria, Zafferano.
NOVEMBREAgrifoglio, Alloro, Felce florida, Finocchio, Frangola, Mestolaccia, Nespolo, Olmo.
DICEMBREArancio amaro, Arancio dolce.




Issopo

Cosa e quando raccogliere della pianta officinale



 
Le Erbe
Sono le parti aeree di piccoli vegetali, si raccolgono prima e durante la fioritura.
 Le Foglie
Si raccolgono in primavera inoltrata, si raccolgono prima o durante la fioritura.
 I Semi
Si raccolgono poco dopo prima che la pianta li lasci cadere spontaneamente.
 I Fiori
Si raccolgono quando non sono ancora completamente sbocciati o durante al fioritura.
 Le Gemme
Si raccolgono all'inizio della primavera appena prima che si schiudono.
 Le Cortecce
Si raccolgono in primavera quando i rami sono ricchi di linfa e si staccano facilmente.
 Le Radici
Si raccolgono in autunno o in primavera durante il riposo vegetativo della pianta.
 I Frutti
Si raccolgono quando sono ben maturi facendo attenzione a non schiacciarli.

Alcuni suggerimenti per chi vuol raccogliere erbe officinali


Raccogliere erbe medicinali presuppone non solo una buona conoscenza delle erbe stesse ma anche molta esperienza. È quanto mai facile che una persona inesperta porti a casa degli erbaggi che giovano meno di quanto nuociono! Non è necessario che si arrivi al punto di aver raccolto invece del cerfoglio la cicuta maggiore, il cui veleno è mortale - le due piante si assomigliano tanto da poterle scambiare; basta che nelle erbe raccolte ci siano residui di fertilizzanti, erbicidi o pesticidi per eliminare totalmente il loro effetto come piante medicinali naturali. Ma disporre di piante ineccepibili non sono ancora tutto: le erbe raccolte devono anche essere trattate e dosate nel modo giusto.
Per tutti coloro che non si lasciano spaventare da queste difficoltà riportiamo qui le principali regole da osservare per raccogliere erbe officinali nel modo corretto.
  1. Non raccogliere mai con la pioggia, la nebbia o il tempo umido! Se ha piovuto aspettare uno o due giorni, solo le piante asciutte si prestano a essere conservate.
  2. II momento migliore per la raccolta è la mattina presto, con il sole, non appena si è asciugata la rugiada mattutina; le forze delle piante si attenuano con il trascorrere della giornata.
  3. Le piante devono essere prive di polvere e sporcizia perché non si debbono lavare prima di essiccarle. E ancora peggiore è la sporcizia invisibile: non raccogliete mai in prossimità di autostrade, stra­e molto trafficate, impianti industriali, campi trattati chimicamente; considerate anche quanto vengono portati lontano dal vento i gas di scarico e le sostanze nocive. . . Non è facile trovare erbe veramente pure!
  4. Sono prive di valore anche le piante assalite da insetti, che presentano macchie e sono mangiate dalle lumache.
  5. Le piante vanno raccolte nel momento in cui le loro sostanze attive sono sviluppate al massimo. Questo momento è diverso da pianta a pianta; basatevi sul piccolo calendario per la raccolta in cui sono riportate le principali piante. Vi troverete anche delle informazioni sulla parte di pianta da raccogliere.
  6. Un principio è però sempre valido: lasciate stare i «gracilini» e occupatevi dei getti giovani e forti.
  7. Le foglie debbono essere giovani, ma completamente sviluppate, i fiori ancora in boccio e prima che si schiudano.
  8. La pianta intera, cioè la parte di pianta sopra la terra, va raccolta all 'inizio della fioritura, la radice durante il periodo di riposo in autunno o in primavera, le gemme prima che si schiudano, la corteccia quando la pianta entra in vegetazione, i frutti al giusto punto di maturazione, i semi prima che la pianta li lasci cadere spontaneamente.
  9. Nella foga di raccogliere non saccheggiate un intero patrimonio e risparmiate anche le singole piante perché possano continuare a crescere!
  10. Non cogliete tutte le foglie in una volta e lasciate anche qualche fiore perché possano formarsi i semi.
  11. La pianta intera va tagliata con un coltello da giardino ben affilato o con le forbici così da distruggere meno tessuto possibile. Delle piante ad alto fusto si tagliano solo i germogli nuovi della lunghezza di 20-30 cm. Le radici vanno dissotterrate e se ne taglia un pezzo, il resto rimane nel terreno e può rigenerarsi. Chiedetevi sempre: quanto me ne potrà servire in un anno? Dopo uesto periodo infatti le sostanze attive scompaiono. Che peccato che scorte troppo grandi debbano finire nella pattumiera!
Ora si tratta di portare presto a casa quanto raccolto e lavorarlo quanto prima. In nessun caso si prestano per il trasporto buste di plastica o contenitori a tenuta d 'aria. Mettete le piante, senza affastellarle, in un cestino e copritele con un panno perché non vi batta sopra il sole, così le piante si conservano fresche più a lungo. Non fate troppi strati sovrapposti altrimenti le piante iniziano a «sudare» e ammuffiscono, il che nuocerebbe enormemente alla loro efficacia. Ciò vale soprattutto per foglie e fiori delicati. È meglio limitarsi a una o due specie, poi si torna subito a casa; in questo modo è anche più difficile confondere le piante.

mercoledì 2 maggio 2012

Differenze tra tisane, decotti, infusi e macerati

Spesso accade che prendendo prodotti erboristici, ci si senta consigliare una tisana, un decotto o un infuso.
Come si distinguono? Come si assumono?

Gli antichi consumavano i prodotti vegetali medicinali tramite masticazione. Un esempio ancora praticato tutt’oggi è la masticazione della coca nei paesi del centroamerica. Questi prodotti freschi, masticati bene e con molta saliva, scambiano completamente gli elementi attivi ed i principi nutritivi all’organismo.
In genere ogni Tisana, Infuso, Decotto, Macerato, può essere consumato con i prodotti utilizzati  (masticandoli) e non bere solo la parte liquida, salvo controindicazioni particolari e necessarie e tenendo conto che va fatto solo se si utilizzano prodotti freschi e non essiccati.

Innanzitutto bisogna capire cosa ci serve. La scelta del metodo di preparazione dipende prima di tutto dal principio attivo che si vuole ricavare dalle erbe. Gli oli essenziali contenuti nelle piante, sono molto volatili ed evaporerebbero se sottoposti ad ebollizione. Pertanto le erbe aromatiche vanno generalmente preparate in infuso, come il té, lasciandole riposare in acqua bollente.  E’ il caso di menta, melissa, verbena, sambuco, artemisia, timo, assenzio, eccetera. Diventa superfluo aggiungere che nel caso di suffumigi, in cui la parte che deve essere utilizzata è appunto l’evaporazione, le erbe andranno bollite.
Ci sono principi attivi tipo le mucillagini, tannini, oli amari o altri elementi meno volatili, si possono ottimizzare  meglio facendo bollire le erbe insieme all’acqua, in genere per un periodo tanto più lungo quanto più queste sono legnose (cortecce, radici, semi duri e foglie non aromatiche come la malva). Per rendere ancora meglio, in questi casi si può ottenere lasciando macerare le erbe nell’acqua fredda, da 2-3 a 12 ore,  prima della bollitura, affinché si inteneriscano e cedano più facilmente i propri principi.
Questo vale come norma generale.
Esistono poi casi specifici, ad esempio il boldo per esempio contiene sia olii essenziali sia tannini e principi amari: conviene quindi farlo bollire per qualche istante, finché la foglia non s’impregna d’acqua, e poi lasciarlo in infusione piuttosto a lungo.
Spesso il metodo può anche venire cambiato: le foglie di senna per esempio, sono un potente lassativo, si possono dosare l’efficacia e l’effetto irritante sull’intestino passando dall’ infuso alla decozione, buttando le erbe a caldo o a freddo, prolungando  più o meno l’ebollizione (mai oltre i cinque minuti comunque).



La Tisana:

Per preparare una tisana, normalmente abbiamo a disposizione alcune parti delle erbe che ci interessano. Possono essere semi, radici, fiori, rami, cortecce, piante fresche, o essiccate. E’ importante seguire le dosi consigliate. Questo perchè vi sono dei principi contenuti su alcuni prodotti che potrebbero generare delle reazioni anomale, dosi scarse possono non essere efficaci, dosi eccessive possono trasformare una tisana rilassante nel suo contrario, come nel caso della camomilla.
L’acqua è meglio se pura, acqua minerale se possibile. Se è da rubinetto meglio se avete un depuratore.
Si prepara versando dell’acqua calda sull’erba da usare e tenendola in infusione per circa 5 minuti.

Il Decotto:

Si prepara mettendo la sostanza in acqua fredda e si fa bollire per 5-20 minuti; si lascia in infusione per altri 15 minuti e si filtra a caldo, spremendo e si ha il decotto. Questa preparazione è indicata per le parti dure della pianta, come corteccia, radice, semi.

L’Infuso:

Si prepara versando l’acqua calda (circa 80 – 90 gradi) non bollente sulle erbe, in genere fiori e foglie, cortecce o semi, finemente triturati per estrarne i principi attivi.
Si può far bollire l’acqua all’interno del tegame ed inserire a fuoco spendo il prodotto, dopo che la temperatura si è abbassata. Coprire con un coperchio, come si prepara normalmente un the. Il periodo di infusione varia tra i 7 ed i 15 minuti, seguendo le indicazioni con scrupolo. Il recipiente dovrebbe essere di ceramica, di terracotta oppure smaltato.
L’ideale è usare miele per dolcificare se occorre, messo nell’infuso unicamente quando la temperatura sarà adatta per poter essere bevuto.
Tutti gli infusi con il loro contenuto, devono essere utilizzati immediatamente in quanto i principi attivi sono spesso volatili.

I Macerati:

Sono prodotti che richiedono molto tempo di preparazione.
Le erbe, fiori, cortecce, rametti, semi, ecc., vanno messi nel recipiente, che dovrà essere dello stesso materiale come per gli infusi.
Si metteranno i prodotti in acqua fredda, con un coperchio e si lascerà riposare (macerare) al fresco, ma non nel frigo, per una notte o alle volte per giorni o settimane.
Si possono macerare i prodotti anche in olio, alcool, vino, sempre comunque a freddo.
Per ottenere una macerazione più veloce si consiglia di triturare il prodotto prima di immetterlo nel liquido per la macerazione. Utilizzare il liquido come gli altri prodotti erboristici.

Scritto da Diana

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